Vogliamo dare a noi stess@ e alle altre persone (inclusa la comunità locale pre-esistente, e chi verrà a passare un po’ di tempo con noi) accesso a cibo di qualità, prodotto secondo la scienza dell’agroecologia, inserendosi in punta di piedi nei cicli biogeochimici e negli equilibri ecologici del pianeta, e puntando gradualmente nel tempo a produrre tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere.
Il sistema agro-alimentare mondiale, dal campo al nostro piatto e oltre (inclusi i rifiuti) produce da un quarto fino a un terzo di tutte le emissioni a effetto serra (IPCC, 2019). Inoltre, è il principale responsabile della distruzione degli ecosistemi e dell’annichilazione biologica della sesta grande estinzione di massa in corso.
La base del nostro sostentamento è prevalentemente vegetariana o vegana. Attualmente, rinunciamo agli allevamenti poiché il loro impatto è drammatico sull’utilizzo delle risorse e la quantità di terre necessarie. L’eccezione eventuale potrebbe in un secondo momento essere quella di poter consumare alcune uova di galline di razze minori e in via di scomparsa, allevate allo stato semi-brado al margine del bosco, con un minimo di 50 metri quadrati per gallina e accesso a pascolo e bosco, uno stile di vita naturale e senza alterazioni del loro ciclo circadiano (senza aumentare artificialmente le ore di luce per produrre più uova), nel rispetto totale delle esigenze etologiche, accettando di perdere una parte di produzione potenziale, produrre meno (anche solo 100 uova per gallina all’anno invece di 150-300) piuttosto che cadere nei più efferati eccessi dell’antropocentrismo produttivista.
Contiviamo frutta, verdure, cereali, con metodi ecologici, ben oltre il biologico dei disciplinari e regolamenti, quelli che poi misteriosamente vanno bene anche per le aziende gigantesche e i supermercati. Noi coltiviamo senza nessun input esterno, senza distruggere il suolo, mantenendolo coperto con la pacciamatura naturale, senza nessuna eccezione. Ci ispiriamo al “non-metodo” di Gian Carlo Cappello e seguiamo le conoscenze scientifiche in agroecologia di uno degli ideatori di questo progetto, Marco Bertaglia, dottore di ricerca in scienze agrarie e fino a dicembre 2019 responsabile di progetti scientifici in agroecologia nel gruppo “Suolo” al Centro comune di ricerca, braccio scientifico della Commissione europea.
Marco si è staccato volontariamente dal Centro comune di ricerca per un profondo senso di frustrazione e preoccupazione, sfiduciato che la scienza riesca a farsi ascoltare dalla politica, allarmato dalla distruzione in atto, e desideroso di fare con le proprie mani qualcosa di concreto e pratico per attuare direttamente il cambiamento necessario.
Siamo orientati a coinvolgere le esperienze dell’ampia rete di Agroecology Europe cui Marco appartiene, così come quelle dell’associazione italiana per l’agroecologia.
Le produzioni raggiunte con quest’approccio, oltre che favorevoli all’ecologia e migliori qualitativamente, sono anche quantitativa-mente superiori alla media delle produzioni agricole tipiche delle regioni e dei suoli ove sono già state sperimentate. Per esempio, in provincia di Varese a fronte di medie statistiche tra 1,7 e 3 kg di verdure a metro quadrato, le produzioni con questo metodo vanno dai 3 ai 5 kg per metro quadrato in annate siccitose e difficili.