Stiamo prendendo e continueremo gradualmente a prendere in acquisto, donazione, affitto, enfiteusi, uso o simili, secondo i casi, e rendere abitabile e produttivo i luoghi dove vivere insieme e coltivare, producendo cibo per noi, eventuali eccedenti per la comunità vicina, e per chi vorrà passare del tempo con noi, in un modo che sia davvero in piena armonia con le leggi ecologiche.
Costruiamo una cellula di resilienza che apprenda dagli esempi già presenti in varie parti dell’Italia e del mondo e che riesca a fornire risposte socialmente innovative. L’idea che ci guida è quella di non intrappolarci nelle dinamiche finanziarie e commerciali che finiscono, nella maggior parte dei casi, per snaturare tanti progetti simili a questo negli intenti.
Pertanto abbiamo scelto di essere indipendenti dal dover rimborsare un prestito importante, e quindi finire strangolati/e dagli interessi sul capitale (che fanno solo gli interessi del Capitale).
Abbiamo anche scelto di evitare di costituire un’azienda agricola, un progetto commerciale, senza l’aspetto sociale e comunitario, oltre a voler evitare di diventare una comunità “corsificio”, che raccolga soldi offrendo corsi e chiedendo corrispettivi monetari per i servizi offerti, per poi comprare cibo nei supermercati, non avendo le energie e tempo per produrlo.
Abbiamo scelto una strada con le sue difficoltà: vivere in montagna, prendere delle case in affitto per non indebitarci subito, prendere dei terreni inutilizzati, abbandonati o sottoutilizzati in comodato d’uso gratuito, con accordi verbali e fragili. Una strada di libertà e con una certa indipendenza finanziaria.
Stiamo lavorando per creare una comunità che sia un modello e allo stesso tempo aperta sul mondo, iniziando dalla comunità locale già esistente, rivitalizzando spazi, in funzione dei bisogni rilevati insieme sul territorio.
Insieme, intendiamo, con tutte quelle persone che già vivono nel territorio dove ci siamo insediati, e che abbiamo il desiderio di creare legami con noi.